sabato 28 dicembre 2013

LA RUOTA A TAPPE



1791 - FRANCIA, celerifero ideato dal Conte di Sivrac (ruote in legno, provenienti da un carro).
1818 - PRUSSIA, Karl Friedrich Christian Ludwig Price Von Sauerbrunn (invenzione     
            LAUFMASCHINE o Draisine, bici con sterzo).
1839 - SCOZIA, Kirk Patrick MacMillan (prima ruota in legno e ferro, introduzione pedali e    
            freno a paletta).
1864 - FRANCIA, Michaux (produzione ruota frontale con guida a pedali).
1866 - INGHILTERRA, Eward Cooper (ruota 100% in ferro).
1868 - FRANCIA, Clemente Arder (caucciù applicato sulla ruota come battistrada). Nel 1845
            R.W. Thompson anticipa l'invenzione dello pneumatico.
            FRANCIA André Guilmet e Edward Meyer (cuscinetti a sfere applicati sulla ruota della
            bici, e cerchi concavi).
1870 - INGHILTERRA, James Starley e William Hillam (introduzione dei raggi a tensione e 
            Ariel o Penny Farting, bici con ruota anteriore più grande). Nello stesso anno 
            W.H.J. Grout brevetta i raggi radiali, introduzione dei nipple.
1876 - introduzione moltiplicatori di forza (meccanismi epicicloidali).
1877 - INGHILTERRA, James Starley (cambio differenziato applicato alla bici).
1878 - INGHILTERRA, Scott e Phillot (primo cambio di velocità epicicloidale adattato sul 
            mozzo della ruota frontale).
1885 - INGHILTERRA, Charles Goodyear (gomma vulcanizzata). John Kemp Starley (Rover o 
            Safety Bike con le ruote della stessa dimensione, raggi tangenziali, inizio della bicicletta
            moderna).
1888 - SCOZZIA, John Boyle Dunlop propone la camera d'aria moderna, sulla base delle 
            scoperte di Goodyear. Nello stesso hanno fa la sua comparsa la Bicyclette Humatic di 
            William Hume, la prima bici con entrambe le ruote munite di camere d'aria.
1890 - FRANCIA, si inizia a produrre cerchi in alluminio.
1891 - FRANCIA, Michelin (gomme smontabili).
1892 - ITALIA, Giovanni Battista Pirelli (gomma con incastro a tallone).
1893 - INGHILTERRA, John Palmer (invenzione del Palmer, dove la gomma è attaccata al 
            cerchione).
1896 - INGHILTERRA, William Ralley (mozzo a due velocità). E.H. Hodgkinson (cambio
            gradiente a tre velocità, precursore del deragliatore).
1898 - GERMANIA, Ernst Sachs (ruota libera).
1902 - INGHILTERRA, Sturmey e Archer (mozzo a tre velocità), successivamente mozzo a 
            sette velocità.
1910 - FRANCIA, Paul de Vivie (primo deragliatore facile da usare che cambia attraverso 
            quattro ingranaggi a pedale)
1930 - ITALIA, Tullio Campagnolo (sgancio rapido).
1931 - ITALIA, Cavalier Antonio Nieddu (cambio Vittoria).
1937 - Cerchi d'alluminio di serie.
1939 - FRANCIA, A.J. Marcelin (le petit Bi, ruote da 16'').
1980 - ITALIA, Fabbrica italiana ruote (prima ruota in carbonio).
1983 - ITALIA, Ambrosio spa (ruota lenticolare).
1991 - ITALIA, Campagnolo (shamal, prima ruota ad alto profilo).

C'ERA UNA VOLTA IL GIOCO DEL CERCHIO



Già ai tempi degli egizi si giocava al gioco del cerchio, come dimostra una raffigurazione trovata in una tomba, in cui due uomini muniti di bastone si contendono un cerchio. Il gioco era famoso anche presso i giovani greci che si divertivano a far rotolare un cerchio metallico (trochos) con una bacchetta (rabdos). Per quanto nel medioevo il gioco sia fra gli adulti che i bambini non era ben visto, ebbe una grandissima diffusione tanto da essere raffigurato anche all'interno di un quadro (Giochi di Fanciulli, 1560 del pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio).
Prima dell'avvento dei videogames e la nascita delle grandi metropoli non era difficile imbattersi in qualche bambino che correva dietro ad una ruota. Solitamente si trattava di una ruota di bicicletta a cui venivano tolti i raggi e la camera d'aria, così da facilitare il controllo. In alcuni casi la ruota veniva mantenuta integra e collegando un bastone al mozzo si trasformava la ruota in una specie di cavallo.


LE NOTE DEI RAGGI





La tensione dei raggi è importante al fine di avere una ruota stabile e centrata, per questo è necessario che ogni raggio abbia il giusto carico. Solitamente per controllare e dare la giusta tensione viene usato uno strumento che si chiama tensiometro, ma non è l'unico modo ... se infatti siete dotati di un buon orecchio potreste provare ad "accordare" i vostri raggi come fossero le corde di una chitarra. 
Nella tabella che segue si può vedere come al variare della lunghezza del raggio e del suo spessore corrisponda una nota diversa. 

Lunghezza Spoke (mm), pianuraLunghezza Spoke (mm), spessoreTono musicale (tono più basso è F # sopra il Do centrale; = 440 Hz).
308F #
292Sol
276308G #
262292A, 440 Hz.
248276A #
236262B
224248C
212236C #
201224D
191212D #
181201E
172191F
163181F #
156172Sol
147163G #
156La
147A #

CUSCINETTO A SFERA vs. PNEUMATICO



Nel saggio socio-economico Elogio della bicicletta (o Energia e equità) del 1973, dove l'antropologo Ivan Illic fa un'interessante analisi delle disparità sociali attuate dalla velocità e dai mezzi di trasporto, c'è un capitolo in cui si celebra il cuscinetto a sfere come l'invenzione che ha permesso la nascita della bicicletta e che ha una portata pari all'invenzione della ruota nel neolitico. L'importanze di tale tecnologia sta nel fatto che ha permesso di far evolvere la bicicletta da semplice oggetto ludico, a mezzo di trasporto. Un ruolo altrettanto importante l'ha giocato, però, anche la camera d'aria di Dunlop. Con l'introduzione di tale invenzione infatti, la bicicletta ha conosciuto un rapido successo, entrando nelle case delle famiglie che smisero di vedere il mezzo come pericolo e inaffidabile. Inoltre l'introduzione della camera d'aria ha fatto sì che la bicicletta non fosse più vincolata a determinate tipi di strade. In un certo senso ne ha ampliato il raggio d'azione, permettendo di muoversi anche su percorsi poco agevoli. Ne è un esempio estremo la mountain bike.
Come nel  paradosso dell'uovo e della gallina, ci si chiede se abbia avuto più importanza il cuscinetto a sfere o lo pneumatico, ma forse la risposta è che senza queste due soluzione tecniche la bicicletta non avrebbe mai avuto successo. Senza il cuscinetto a sfere non sarebbe finito per essere relegato a semplice trastullo, e senza lo pneumatico sarebbe rimasto un mezzo relegato al contesto cittadino. In entrambi i casi non avrebbe mai potuto competere con la coetanea macchina.

UN, DUE E TRE ... RUOTE




Nel 1890, dopo aver conquistato la terra la bici si spostò in acqua. Nacque così l'Hydrocycle, una bici le cui ruote sono sostituite da una pala e due corpi galleggianti. Da questa idea si sviluppò anche il pedalò, amico di molti giovani vacanzieri.

MONOCICLO



Nato alla fine dell'800, secondo alcune teorie sarebbe il diretto discendente del Velocipede o Penny Farthing. Se ne trova conferma nel fatto che all'epoca i velocipedi presentavano i pedali collegati direttamente al mozzo della ruota anteriore, come nel caso del monociclo. Inoltre, l'avere la  ruota anteriore più grande rispetto a quella posteriore consentiva di fare delle impennate in avanti. Diversamente dalla bicicletta "l'Unicycle" ha mantenuto uno spirito ludico, tanto che per molto tempo e ancora oggi è associato al mondo del circo. 



Oltre al monociclo esiste anche la monoruota, che però fa uso di un propulsore. In questo caso il guidatore non si trova sopra la ruota ma al suo interno. Ideata dall'italiano Davide Cislaghi fece la sua comparsa al salone dell'automobile, a Torino, nel 1903.



Nel 1870 James Starley produce la Ariel, meglio nota come Penny Farthing, una bici con due ruote che si distingueva dalle precedenti, per via della ruota anteriore, più grande rispetto a quella posteriore. Il motivo è da ricondursi all'esigenza di incrementare la velocità del velocipede, e dal momento che la velocità era un rapporto di 1:1, aumentando la dimensione della ruota si aumentava la velocità. Tutto questo a scapito della sicurezza degli utenti. Uno dei primi problemi era infatti, quello di salire sul mezzo, cosa che richiedeva una certa abilità; un altro ostacolo derivava dalla frenata, e la discesa dal mezzo.


All'invenzione del velocipede è legata quella del VELO-DOG, una rivoltella usata tra la fine dell'800 fino alla prima guerra mondiale. Il nome unisce la parola francese velocipède e la parola inglese dog. La pistola fu ideata non per una difesa generale ma per i ciclisti che potevano difendersi dall'attacco di cani durante le loro gite fuori città.



Inventata nel 1880 da G.W.Pressey, la America Star Bicycle era la risposta americana alla Penny Farthing. Si differenziava da quest'ultima per il fatto di avere la ruota posteriore, e non quella anteriore, più grande. I risultati erano però i medesimi, visto che anche qui la sicurezza veniva meno. Era infatti nella norma che i ciclisti si capovolgessero all'indietro, non appena affrontavano salite anche di lieve pendenza.

OTTO BICYCLE


Spostando le ruote sull'asse trasversale nasce la Otto Bicycle, velocipede che veniva guidato attraverso due manovelle che consentivano di girare bloccando separatamente le due ruote, come una comune carrozzella. 


TRICICLO


Dall'ideatore della Penny Farthing deriva il velocipede a tre ruote, detto triciclo, le cui tracce sembrano però, iniziare già a partire dal 17° secolo. Anche se oggi è associato al mondo dell'infanzia, al triciclo si deve la nascita dei mezzo motorizzati, ovvero l'automobile. Una delle prime case automobilistiche, la francese De Dion-Bouton, infatti, fu una delle prime a sviluppare il concetto di industria automobilistica.


Dal triciclo deriva l'HANDBIKE, concepita per persone con disabilità agli arti inferiori, e utilizzata principalmente come mezzo per praticare sport.

LE SFIDE DELLA RUOTA

La storia della ruota della bicicletta non è fatta solo di evoluzioni tecniche ma anche di uomini, record e sfide all'ultimo colpo di pedale.
Avvolte grazie ad essa si è riusciti a infrangere un record che sembrava dovesse durare in eterno, altre volte un suo difetto emerso in gara ha spinto i costruttori verso nuove soluzioni tecniche. Per alcuni è stata motivo di sconfitta, per altri una spinta verso la vittoria.


la bicicletta usata da Moser per il record dell'ora del 1984


Quando nel 1972 a Città del Messico, il "cannibale" Eddy Merckx si appresta nel tentativo di stabilire il nuovo Record dell'ora, nessuno ancora sa che per i successivi dodici anni quello sarà l'uomo da battere con i suoi 49 km e 431 m percorsi in un'ora. Negli anni seguenti in molti provano a superare il suo tempo, ma bisogna aspettare il 19 Gennaio del 1984 prima di vedere qualcuno in grado non solo di mangiarsi il cannibale ma anche, di superare la soglia dei 50 km percorsi in un'ora.
L'uomo dell'impresa è il triestino Francesco Moser il quale quel giorno si presenta sulla pista del velodromo con una bicicletta mai vista prima d'ora. A colpire sono quelle due enormi ruote prive di raggi, ideate dal professore Del Monte e chiamate lenticolari, simboli di un nuovo modo di concepire il ciclismo. Se Merckx aveva chiesto aiuto al miglior produttore di biciclette, Moser si era spinto più in là rivolgendosi all'aerodinamicità per fendere l'aria e battere il record che fa suo con il tempo di 50 km e 808 metri in un'ora. 



Tullio Campagnolo e il suo sgancio rapido


11 Novembre 1927, Gran premio della Vittoria. il ciclista Tullio Campagnolo in seguito a una foratura si trova costretto a cambiare la ruota posteriore. Il tempo sulle rampe del Croce d'Aune non è dei migliori, fa molto freddo e per di più c'è anche la neve. All'epoca i ciclisti non possono contare su un team come oggi, così Campagnolo scende dalla bici e inizia a svitare i galletti, ovvero i bulloni che si usavano al tempo per chiudere la ruota, ma ha le mani gelate e quello che a prima vista sembra un semplice cambio ruota si trasforma in un'impresa destinata a cambiare la storia della ruota e del ciclismo.


esempio di sgancio rapido


leve sgancio rapido Campagnolo



"Bisogna cambiar qualcosa de drio" dice Campagnolo al termine della competizione e qualcosa dietro cambia veramente. Appesa la bicicletta al chiodo nel 1930 Tullio Campagnolo brevetta lo sgancio rapido, un sistema che usando un perno passante nel mozzo e fissato alla forcella, consente di cambiare una ruota attraverso una semplice levetta. Quello che segue è la nascita di un'azienda, la Campagnolo, ancora oggi tra le migliori produttrici di ruote di bicicletta.

giovedì 26 dicembre 2013

IL CASO GOODYEAR


La gomma per Charles Goodyear è un' ossessione. In lui vi è la certezza che quello sia il materiale del futuro, anche se all'epoca  risulta l'imitato nell'uso a causa della sua scarsa resistenza al calore e alle basse temperature. Leggenda vuole che nel 1839, al fine di nascondere il suo ennesimo esperimento alla moglie, che poco gradiva questa sua fissazione, mise della gomma con dello zolfo all'interno del forno da cucina. Il giorno dopo fece una scoperta straordinaria: la gomma era diventata più morbida e resistenze. Aveva scoperto la vulcanizzazione della gomma.
Oggi con questo termine si intende un processo chimico, il quale anche se non ha più niente a che fare col metodo scoperto da Goodyear, è in grado di rendere la gomma elastica.

Nel 1844 Goodyear brevetta la scoperta, sfortunatamente però, in quegli stessi anni altri avevano presentato delle richieste analoghe alle sue, Inizia così una lunga battaglia legale che si concluderà solo nel 1852, lasciando l'inventore pieno di debiti e stremato.






GREEN WHEELS




The COPENHAGEN WHEEL, interessante progetto che ha come scopo quello di trasformare una normale bicicletta in una ibrida, con la pedalata assistita, il tutto applicando alla ruota posteriore una scocca particolare (al MIT hanno reinventato la ruota?).




Bicyclope è un'iniziativa berlinese che attraverso due istallazioni dotate di pedali è in grado di generare energia. Così mentre si è al parco si può tranquillamente ricaricare il cellulare socializzando con i vicini. 





Ci sono molti modi di riciclare una vecchia ruota di bicicletta, tra questi trasformarla in una turbina eolica fai da te. Bisogna dire, però, che non è un valido modo per abbassare il costo della bolletta. 



LA RUOTA E LA MATEMATICA




Se le strade fossero dotate di particolari curve note come catenarie, questo bambino non sarebbe così triste nel pedalare un triciclo con una ruota quadrata.
Una catenaria è una curva piana iperbolica simile ad una parabola, fissa agli estremi e lasciata pendere, soggetta soltanto al proprio peso. La caratteristica principale di questa particolare curva è che in ogni suo punto si ha una distribuzione uniforme del peso totale; tale proprietà ha fatto sì che fosse utilizzata in campo architettonico, nella costruzioni di ponti e cupole ( come quella del St Paul a Londra da parte di Robert Hooke). 
Tornando alla nostra bici dalle ruote quadrate, il motivo per cui su una curva catenaria non sorgerebbero problemi di guida è dovuto al fatto che il baricentro delle ruote si muove sulla stessa linea.

LA RUOTA E LA FISICA


LA DINAMO è una macchina rotante in grado di trasformare l'energia meccanica in energia elettrica e viceversa. La sua invenzione si deve a Antonio Pacinotti che la ideò nel 1860. Per alcuni, però, questa si tratterebbe solo di un prototipo della prima dinamo sviluppata invece nel 1869 da Zénobe Gramme.




La dinamo applicata ad una bicicletta, più correttamente definita alternatore, che risulta essere sempre una macchina generatrice ma di corrente alternata e non costante (come la classica dinamo). La corrente costante è ottenuta grazie all'uso di spazzole che a ogni ciclo invertono la polarità della corrente. Facendo un paragone, l'alternatore della bici funziona come un generatore eolico: nel primo caso la calamita ruota grazie alla forza della pedalata, nel secondo e il vento che consente tale rotazione.




Alla base dell'equilibrio di ogni ciclista vi è l'effetto giroscopio, ovvero quel momento in cui l'asse intorno al quale un corpo sta ruotando viene sollecitato a spostarsi da una forza che agisce su uno qualsiasi dei piani che contengono l'asse di rotazione. In pratica assecondando i movimenti del manubrio si riesce a mantenere l'equilibrio necessario per non cadere. Sempre tale effetto sta alla base del cambiamento di traiettoria del mezzo, con la conseguenza di poter girare a destra o a sinistra.
Attraverso una semplice ruota di bicicletta è possibile poi, spiegare il funzionamento di un giroscopio. In breve il giroscopio è come una trottola che per effetto della legge di conservazione del momento angolare tende a mantenere il suo asse di rotazione orientato in una direzione. Parte fondamentale del giroscopio è il rotore, il quale una volta in fase di rotazione è in grado di opporsi a qualsiasi forza atta a cambiare il suo orientamento come mostrato in questo video


LA RUOTA NEI SIMBOLI



La storia della ruota della bicicletta risulta piuttosto recente, nonostante i suoi due secoli d vita, ma in eredità ha quella della ruota in generale, che affonda nei tempi lontani ed è un punto fondamentale nell'evoluzione dell'uomo.La ruota fece la sua prima comparsa in Mesopotamia attorno al V millennio a.c., dove veniva usata nella lavorazione del vasellame ma anche nel trasporto, come anche in Cina. Uno dei motivi per cui la ruota non nacque in altre regioni era dovuto alla mancanza di animali domestici di grossa taglia, adatti al traino. Questo all'inizio impedì una sua larga diffusione, tanto che in alcune zone del continente, come l'Australia e l'Africa sub-sahariana la ruota rimase sconosciuta per secoli.




Inizialmente si trattava di una ruota in legno piena, forata in centro, e proprio attraverso questo foro era collegato con un perno al carro. Successivamente la struttura è diventata sempre più leggera attraverso l'uso di aperture, e l'uso di nuovi materiali come il carbonio. L'applicazione dei cuscinetti a sfera ha poi consentito di ridurre l'attrito dando una vera svolta alla diffusione e applicazione della ruota. Col tempo questo manufatto ha assunto molti significati, da incarnazione della perfezione, a rappresentazione della sorte umana.


RUOTA come CERCHIO




cerchio magico


ouroboros (colui che divora la coda), simbolo della ciclicità del tempo e dell'"uno il tutto"




Figura geometrica in cui non è possibile distinguere l'inizio dalla fine e composto da punti equidistanti dal centro, il cerchio è sinonimo di perfezione e equilibrio. Simbolo del divino e dell'illimitato che si contrappongono al quadrato (che rappresenta il creato), il cerchio incarna anche la 4° dimensione, il tempo, con il suo senso del movimento e del flusso.
In magia è visto come un potente campo di energia, da qui la sfera di cristallo, limite magico invalicabile all'interno del quale proteggersi.


RUOTA e ARALDICA



la ruota di Magonza






La ruota era un simbolo molto usato in araldica in quanto rappresentazione della fortuna, della mutabilità e il favore. Le ruote contavano un numero di raggi che poteva variare da 5 a 8 raggi


RUOTA come FORTUNA



la ruota della fortuna nei tarocchi francesi


Nelle carte dei tarocchi la decima carta è conosciuta come la Fortuna o la Ruota. La ruota simboleggia il fato, l'equilibrio precario e la mutevolezza della sorte. A seconda del verso della carta si avranno significati diversi; se la ruota appare diritta  è un segnale positivo capace di annullare i cattivi presagi, se invece la ruota è capovolta indica ostacoli e difficoltà. Nel Medioevo la Ruota ricordava la vanità delle conquiste e dei beni terreni.





Questa mutevolezza è alla base anche di un famoso programma televisivo, "la ruota della fortuna", dove i concorrenti dovevano far girare una ruota divisa in vari spicchi, che potevano permettere ai partecipanti di vincere o perdere somme e premi.



RUOTA NELLA SOCIETÀ




Con l'espressione Reinvent the wheel gli anglosassoni descrivono un team intento a sviluppare qualcosa che già esiste, partendo da zero, ignorando così meccanismi e processi già ideati, capaci di risolvere il problema in maniera valida.




Nella schema di ponzi ( modello economico di vendita truffaldino), esiste la ruota dell'abbondanza o ruota dell'abbondanza e della solidarietà, una truffa piramidale che permette di ottenere alti ritorni economici a breve termine.



RUOTA NELLA RELIGIONE



ruota dell'esistenza o ruota del divenire

Nel buddismo la ruota dell'esistenza rappresenta alcuni principi base del Buddhismo. Essa incarna il Samsara ovvero il ciclo delle esistenze (nascita, vita, morte e rinascita). Anche qui viene ripreso il tema del mutare del tempo.


RUOTA NEI NUMERI






Nella smorfia napoletana la ruota rappresenta tre numeri: 80 come la ruota di un'automobile in corsa, 3 la ruota di un carro che procede con lentezza e 23 come la ruota in generale.